L’Agenzia Europea dell’Ambiente ha lanciato l’allarme: nel 2022 ben il 34 % del territorio dell’Unione Europea ha sperimentato condizioni di scarsità d’acqua per almeno una stagione.
I dati aggiornati
Il Water Exploitation Index Plus, il principale indicatore scelto dall’UE per valutare il prelievo idrico in rapporto alle risorse rinnovabili, ci aiuta a interpretare questi numeri: quando il WEI+ supera il 20 % si parla già di stress idrico, mentre superare soglie del 40 % significa trovarsi in una condizione di scarsità grave, con consumi difficilmente sostenibili nel lungo periodo.
In altre parole, un’ampia fetta del continente non solo fatica a garantire l’accesso all’acqua, ma assiste anche al declino della qualità dei suoi fiumi e laghi: quasi due terzi dei corpi idrici superficiali europei non sono in “buono stato ecologico” a causa di inquinamento e sfruttamento eccessivo.
Già a metà maggio di quest’anno, il Joint Research Centre ha diffuso il proprio Combined Drought Indicator, segnalando un preoccupante allargamento delle aree in “drought alert” e “drought warning” soprattutto nell’Europa centrale e orientale tra l’11 e il 20 maggio 2025, un monito che anticipa l’intensificarsi dei periodi siccitosi sull’intero continente.
Toccare con mano la gravità della situazione è stato poi possibile in Germania, dove marzo 2025 è stato ufficialmente il mese più secco mai registrato: il 12 aprile il livello del Reno a Colonia si è attestato a soli 1,54 metri, meno della metà della media stagionale, mettendo in ginocchio la navigazione fluviale e gettando ombre sul rifornimento idrico delle campagne circostanti.
Se le ondate di calore e le precipitazioni ridotte non risparmiano nemmeno le regioni storicamente “ricche d’acqua”, la Gran Bretagna ne ha avuto conferma quando, il 22 luglio 2025, Thames Water ha imposto un divieto all’uso degli irrigatori domestici per oltre 1,1 milioni di clienti nelle contee del Sud-Ovest inglese, dal Gloucestershire al Berkshire. Questa misura drastica, adottata per arginare il crollo dei livelli nei bacini idrici, dimostra come anche infrastrutture evolute possano essere sopraffatte dall’emergenza climatica in atto.
Le cause
L’Europa si trova oggi ad affrontare un riscaldamento senza precedenti: un rapporto recente della WMO conferma che il nostro continente è il “più veloce” al mondo a scaldarsi, con ogni frazione di grado in più che moltiplica i rischi per persone ed ecosistemi. Negli ultimi decenni, infatti, la temperatura media europea è salita a un ritmo doppio rispetto a quella globale, alimentando ondate di calore sempre più intense e stagioni secche prolungate che prosciugano il terreno e riducono drasticamente le precipitazioni.
Questo squilibrio idrologico non è un’anomalia passeggera, ma il risultato di un’accelerazione che altera il ciclo dell’acqua, aumentando l’evapotraspirazione, limitando l’infiltrazione nei suoli e compromettendo il regime dei fiumi.
Non meno decisive sono le attività umane, a partire dall’agricoltura: in media, quasi la metà (46 %) di tutta l’acqua prelevata nell’UE è destinata ai campi irrigati, con valori che sfiorano il 90 % nei Paesi meridionali, dove l’irrigazione diventa vitale durante la calura estiva.
Parallelamente, l’acqua potabile erogata alle città è aumentata del 10 % tra il 2000 e il 2022, mentre le perdite dovute a reti vetuste si attestano attorno al 24 %, costringendo le municipalità a un continuo recupero di risorsa preziosa. A completare il quadro, l’industria energetica sottrae un terzo di tutta l’acqua prelevata per raffreddare centrali e impianti, restituendola in gran parte calda e incidendo comunque sul bilancio idrico delle aree più fragili.
Il futuro
Le proiezioni a breve termine non lasciano spazio all’ottimismo: secondo l’EEA, senza interventi strutturali l’estensione delle aree colpite da siccità non accennerà a diminuire entro il 2030. Il rapporto dell’OCSE avverte poi che, già nel prossimo decennio, le regioni meridionali e orientali dell’Europa saranno sempre più soggette a siccità prolungate, con possibili effetti a catena sull’agricoltura, sulla disponibilità idrica urbana e sulla biodiversità. In questo contesto, la progressiva dipendenza da falde sotterranee – cresciuta del 6 % dal 2000 al 2022 – e l’aumento delle superfici irrigate nei periodi più aridi sottolineano l’urgenza di rivedere le strategie di gestione e risparmio idrico.
Di fronte a questi scenari, il quadro normativo europeo offre alcuni strumenti essenziali: la Water Framework Directive, in vigore dal 2000, delinea i principi di un uso sostenibile delle risorse e stabilisce obiettivi vincolanti per il “buono stato ecologico” dei corsi d’acqua e delle falde, pur operando oggi in un contesto caratterizzato da nuove pressioni economiche e climatiche. A questa si affianca la più recente EU Water Resilience Strategy, lanciata dalla Commissione nell’ambito delle linee guida per garantire sicurezza idrica e preparazione a inondazioni e siccità; il documento prevede misure di governance, investimenti infrastrutturali e un’accelerazione della digitalizzazione e dell’IA nei sistemi di gestione, benché permangano critiche sul grado di vincolatività e sui livelli di finanziamento dedicati.
I costi
Il conto economico di un’emergenza sottovalutata è già salato: danni dovuti a siccità e incendi nel 2022 hanno comportato perdite stimate tra i 2 e i 9 miliardi di euro per il solo comparto agricolo, mentre i costi sanitari legati alla contaminazione da PFAS e altri inquinanti nell’acqua potabile sono valutati tra i 52 e gli 84 miliardi di euro l’anno. Al contempo, il settore stima un fabbisogno complessivo di circa 255 miliardi di euro di investimenti entro il 2030 per modernizzare reti, impianti di trattamento e infrastrutture verdi, al fine di mantenere l’acqua accessibile e di qualità per tutti.
Conclusione
Se vogliamo evitare che questo capitale naturale diventi un lusso riservato a pochi, è indispensabile un cambio di passo: servono pratiche agricole più efficienti, reti urbane resilienti e un uso più intelligente delle tecnologie digitali. Solo un confronto serrato tra istituzioni, imprese e cittadini potrà farci voltare pagina, trasformando la scarsità idrica da minaccia irreversibile a motore di innovazione sostenibile.
Elenco delle Fonti Utilizzate
European Environment Agency (2022) – European Waters: Assessment of Status and Pressures, rapporto EEA che fornisce i dati sullo stato ecologico dei corpi idrici e il Water Exploitation Index Plus (WEI+) per l’UE.
European Commission – Documento ufficiale sulla definizione e interpretazione del Water Exploitation Index Plus, con soglie di stress idrico al 20 % e 40 %.
Financial Times – Articolo d’inchiesta sull’inquinamento e sullo stato ecologico dei corsi d’acqua europei, con dati sullo stato di salute di laghi, fiumi e canali.
Joint Research Centre (JRC), Commissione Europea – Combined Drought Indicator Report (11–20 maggio 2025), che analizza l’estensione e l’intensità delle condizioni di siccità in Europa centrale e orientale.
The Guardian (luglio 2025) – Articolo sulla decisione di Thames Water di imporre il divieto d’uso dell’irrigatore domestico per 1,1 milioni di clienti nel Sud-Ovest inglese.
Eurostat (2022) – Statistiche ufficiali sul prelievo idrico per l’agricoltura, il consumo urbano e il settore energetico nell’Unione Europea.
World Meteorological Organization (WMO, 2024) – State of the Global Climate, con dati sul riscaldamento accelerato del continente europeo.
CRU TS4.01, University of East Anglia – Dataset strumentale delle precipitazioni mensili (1901–2020), utilizzato per calcolare la tendenza delle piogge medie annuali in Europa.
Dati sintetici illustrativi – Nel caso di fallback per mancanza di accesso OPeNDAP, serie generata artificialmente per mostrare il trend di diminuzione di 0,2 mm/anno.